martedì 17 dicembre 2013

Bert, Enrie e gli inafferrabili 28


Bert e Ernie sono stati i primi due a essere visti, ad una energia di 1 petaelettronvolt, PEV, poi ne sono seguiti altri 26, di natura sicuramente cosmica. Sono i neutrini osservati, sarebbe meglio dire proprio stanati, dall’imponente IceCubeTelescope, al Polo Sud, anzi sotto il suo ghiaccio. Siccome poi nessuno ha un’immagine dei neutrini, né si può avere ovviamente stiamo scherzando,  facciamo  vedere quel che sta attorno a questo telescopio, sicuramente il più strano che sia mai stato costruito e con cui è cominciata l’era dell’astrofisica dei neutrini.

Andando per gradi: i neutrini sono particelle elementari ancora piuttosto enigmatiche e molto sfuggenti. Hanno una storia un bel po’ italiana dato che sono stati previsti, con carta e penna, da Ettore Majorana e soprattutto Enrico Fermi nella prima metà del secolo scorso, negli anni’30. Sono particelle incredibilmente difficili da studiare, dato che hanno una tendenza scarsissima a familiarizzare con la materia. Nei giornali si trova scritto spesso che “non interagiscono” con le altre particelle, il che non è corretto: intanto sono neutri, come dice la parola stessa che li definisce, e quindi interagiscono solo tramite le forze deboli, che a loro volta agisce solo quando due particelle si trovano a distanze incredibilmente piccole. 

Neutralità e interazione debole fanno sì che i neutrini se ne passino indisturbati attraverso la materia, che peraltro noi vediamo continua e solida, come un muro di cemento, ma che è ampiamente “vuota”: tra le dimensioni di un nucleo atomico e quelle del suo mantello elettronico corre un fattore anche 100.000, che non è poco. I nostri occhi quindi, non ci permettono di vedere e di conseguenza capire come questo “vuoto” renda agevole al neutrino passare attraverso la materia, ma è semplice come per un piccolo missile passare attraverso una rete le cui maglie sono larghe migliaia di chilometri.

I neutrini peraltro sono abbondantissimi in natura, da quando avete iniziato a leggere questa rubrica siete stati trapassati da qualche centinaia di miliardi di neutrini. Niente paure, non vi/ci fanno nulla dato che non reagiscono con le particelle che compongono gli atomi che compongono le cellule del nostro corpo. Sembra un gioco di bambole russe Matrioska. Diremo di più, quando mangiamo carote o patate o qualcosa che cresce sottoterra ingurgitiamo anche piccolissime quantità di iodio radioattivo, un elemento in cui i decadimenti beta, la reazione nucleare che fa sì che un nucleo atomico decada emettendo un elettrone (β -) o un positrone (β+), sono frequentissimi, e in essi viene rilasciato un numero impressionante di neutrini. Chi ha mangiato patate o carote insomma emette neutrini a milioni. Niente paura di nuovo, nessun problema, lo riportiamo solo come una divertente curiosità.

Quelli che trapassano la Terra sono quasi tutti di origine solare o anche atmosferica, anche se si è sempre pensato, correttamente, che altri neutrini, la maggioranza, debbano venire da fuori del sistema solare, dalla Galassia, e anche dal di fuori di questa. In parole povere da tutto l’Universo. Quando non ci sono, o non ci arrivano, altri segnali ad esempio luminosi o a qualche frequenza radio o X allora possiamo sperare che in alcuni processi stellari, ad esempio in una stella al termine della sua esistenza, invisibile per noi in altro modo, o sui bordi di un buco nero si formino processi che emettano neutrini. Questi sono i neutrini cosmici e possiamo giustamente chiederci come fare a distinguerli dagli altri, visto che abbiamo detto che sono in quantità incredibilmente elevate. La risposta è semplice, la “qualità” che ce li fa riconoscere è la loro energia, quelli di tipo cosmico, provenienti cioè dalle profondità dell’universo, hanno energia dai 30 megaelettronvolt in avanti.

Ora che conosciamo, per sommi capi, i neutrini vediamo come fare a prenderli per osservarli. Il concetto di base dovrebbe esserci chiaro: visto che interagiscono con grande difficoltà con la materia, condizione sine qua non per poterli osservare, occorrerà un telescopio molto grande, in modo che ci passino attraverso un sacco di neutrini, e anche di un materiale abbastanza denso. Nel nostro caso, e torniamo all’immagine di questo particolarissimo osservatorio astronomico, IceCubetelescope è costituito da una superficie di ghiaccio di un chilometro in cui sono immersi, attraverso canali scavati dall’uomo del diametro del pungo di una mano, delle stringhe di rivelatori ottici, in tutto 86.  



Quando uno dei neutrini reagisce con un’altra particella nel processo viene emesso un piccolo lampo di luce blu di tipo Cherenkov che viene rivelato da qualcuno dei 5160 rivelatori ottici digitali attaccati alle stringhe calate nel ghiaccio, che è ovviamente piuttosto trasparente. Insomma è come se la natura si fosse divertita a complicarci la vista con queste inafferrabili particelle e poi ci avesse messo sotto il naso l’elemento più semplice per rivelarle. Certo bucare il ghiaccio polare sembrava un’impresa disperata, almeno in un primo momento, ma poi le canalizzazioni sono state realizzate senza particolari problemi semplicemente facendosi strada con acqua bollente, che ha sciolto …. l’acqua ghiacciata.

Nell’immagine vediamo l’imponente edificio in cui sono racchiusi i controlli e gli uffici degli scienziati e tecnici.

La prima pubblicazione, verrebbe quasi da dire storica, che riporta l’osservazione di questi primi 28 eventi dovuti sicuramente a neutrini cosmici è apparsa su Science del 22 novembre 2013 ed ha suscitato grande interesse.

"Questa è la prima indicazione di molto neutrini di alta energia provenienti dal di fuori del nostro sistema solare " ha detto Frank Halzen della University of Wisconsin-Madison che è il ricercatore principale di IceCube "E segna l'alba di una nuova era per l’astronomia". Parole impegnative ovviamente, ma veritiere, dato che i neutrini potrebbero costituire una parte fondamentale dell’Universo, finora difficile da quantificare per quanto abbiamo detto sopra.

L'origine e la causa di neutrini astrofisici sono sconosciute, anche se le potenziali fonti, come abbiamo detto, sono abbastanza certe. Una migliore comprensione di queste particelle è di fondamentale importanza nella fisica delle particelle e astrofisica e gli scienziati hanno lavorato per più di 50 anni per progettare e costruire un rivelatore di neutrini ad alta energia come IceCube, e finalmente i risultati arrivano, anche se può sembrare buffo il numero di sole 28 particelle rivelate dopo tutto questo lavoro.

IceCube è stato progettato per raggiungere due importanti obiettivi scientifici: misurare il flusso, o tasso di neutrini di alta energia e cercare di identificare alcune delle loro fonti. L'osservatorio è stato costruito ed è gestito da una collaborazione internazionale di oltre 250 fisici ed ingegneri.

Niente informazioni invece sulla sorgente, o sulle, che li ha emessi, dato che, per quanto i neutrini si muovano senza praticamente interagire e quindi potrebbero dare ottime informazioni sulla sorgente e la sua posizione, gli eventi sono ancora troppo pochi per poterla determinare.

Ma ad IceCube Observatory non si perdono d’animo e hanno pazienza: nei prossimi anni, il team guarderà il cielo “come per fare una fotografia di lunghissima esposizione ".

Certo il posto non è dei più piacevoli, solo ghiaccio per centinaia di chilometri e temperature atroci, da rimanere assiderati. Appunto, rimanere “ad sidera”, esposti alle stelle. E ai loro neutrini. 


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